Title: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 2724 (Federici, Chronicon Vulturnense, I, n. 12)
Document number: 5584
Author(s): Paola Massa (file creation on 2023-06-13); Paola Massa (last change on 2023-06-13)
Record source: Critical edition
Document type: Marquis’/ducal/princely diploma
Document tradition: Uncertain tradition
Fiscal property: Yes
Provenance: Sanctus Vincentium; monasterium (Isernia)
Date: 758 March -760 December 26
Date/period of redaction: XII pm
Keywords: abbots, churches, landed possessions, marquis/duke, monasteries, mountains, princeps, rivers.
Editions and document summaries: Editions: CV I, n. 12, pp. 154-155 (source of the text reproduced here). Document summaries: Poupardin 1907, n. 5.
Bibliography: Voigt 1902, n. 25.
Commentary
San Vincenzo al Volturno è un antico insediamento monastico benedettino fondato nell'VIII secolo da tre principi beneventani di stirpe longobarda, alle sorgenti del fiume Volturno. La compilazione del cartulario (Vat. Barb. Lat. 2724), datato tra secondo e terzo decennio del XII secolo, fu iniziata poco dopo la stesura del Chronicon del monastero beneventano di S. Sofia, i documenti sono intercalati fra i brani della cronaca e il lavoro è stato compiuto da un elevato numero di scrivani, alcuni specializzati nei prologhi e nella cronaca, altri nella trascrizione dei documenti. Il Chronicon Vulturnense contiene un gran numero di falsi e spesso i documenti non sono integralmente copiati.
Arechi II, duca di Benevento, concede al monastero di S. Vincenzo i monti Tauro, Pagano, Cavallo, Casale, Malo, Arcano e Marte con la valle dove ora sono le chiese di S. Eleuterio e dei SS. Cosma e Damiano. Secondo l'editore, Vincenzo Federici, si tratta di un transunto di un diploma autentico del duca Arechi II diretto all'abate Attone, erroneamente trascritto «Tato», desunto da qualche registro amministrativo del monastero e raffazzonato, per dare maggior forza al rifacimento del falso privilegio di Gisulfo I attribuito agli anni compresi tra il 689 e il 706 per difendere il monastero di S. Vincenzo dalle pretese dei monaci di Farfa (CV, n. 9, dove però sono nominati soli quattro dei sette monti qui designati e due che qui non compaiono, cfr. CV, p. 133 nota 3 e p. 154 nota 2) e per accreditare le pretese di S. Vincenzo sulla chiesa di S. Eleuterio, che non risulta proprietà del monastero voltumense prima del settembre 962 (CV, n. 112) e su quella dei Ss. Cosma e Damiano ricordata solo, come possesso del monastero, nelle aggiunte (sec. XIII) alla bolla di Nicola II (CV, n. 204). Il transunto, mutilo della rogazione e dell'actum, ha conservato dell' originale diploma l'invocazione e la formula «Dei providencia» congiunta all'intitolazione ed ebbe, quando fu inserito nella Cronaca, due interpolazioni: una, di contenuto («et vallem et Damiani»), relativa al possesso delle due chiese ricordate, ed una, di forma, nell'intitolazione, dove a «dux» fu sostituito «princeps», cfr. CV, p. 154 nota 1.