Lucca, Archivio Storico Diocesano, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, + K 37

Title: Lucca, Archivio Storico Diocesano, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, + K 37
Document number: 3318
Author(s): Mattia Viti (file creation on 2022-02-08); Mattia Viti (last change on 2022-02-08)
Record source: Original document
Document type: Libellus/precaria/emphyteusis
Document tradition: Original
Fiscal property: Uncertain

Date: 892 August 18
Topical date: Lucca
Dating elements: Anno d'impero di Guido

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Chunimundolibellus/precaria/emphyteusis filio bone memorie Chunimundi riceve da Gherardusbishops, gratia Dei huius sancte Lucane ecclesie humilis episcopusbishops, per cartula livellario nomine (…), omnibus casis et rebus illis in loco ubi dicitur Ilice, pertenentes ipsius episcopatuimother churches vestro Sancti Martinimother churches, tam casis cum fundamentis et edeficiis suis, curtis, ortis, terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pascuis, cultis rebus vel incultis, omnibus casis et rebus quantum in predicto loco et finibus Ilice (…) in integrum mihi eas dedisti; exeptasti exinde ecclesia illa cuius vocabulum est beati Sancti Ambrosiibaptismal churches, quod est plebe battismalisbaptismal churches sita in eodem loco Ilicebaptismal churches, que est de suppotestatem ipsius episcopatui vestro, quas mihi menime dedisti; seo et dedisti mihi qui supra Chunimundo livellario nomine id est casis et omnibus rebus illis in loco Flabbianula que dicitur Archaria, pertenentes suprascripti episcopatuimother churches vestro Sancti Martinimother churches, tam casis cum fundamentis et edeficiis suis curtis, ortis, terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pascuis, cultis rebus vel incultis, omnia quantum in iamdicto loco et finibus Flabbianula vel in finibus ipsius locis predicte ecclesie episcopatui vestro Sancti Martini est pertenentes in integrum mihi eas livellario nomine dedisti tali ordinem ut da admodum in mea (…) vel de meis heredibus hac pro heredibus sint potestatem (…) casis et rebus (…) abendi, inperandi, laborare faciendi et usufructuandi. Censo: Nisi tantum pro omni censum et iustitiam exinde tibi vel ad successoribus tuis ad pars suprascripti epischopatui vestro Sancti Martini per singulos annos per omnem mense novembrio, censum reddere debeamus hic Luca ad suprascripto domodomus, per nos aut per misso nostro vobis vel ad ministerialem illum quas ibi pre tempore fuerit aut in ipsa ecclesia Sancti Martini mittantur argentum soledos octo de bonos denarios espendiviles, duodecim denarios per singulos soledos rationatos tantum (…). Pena: spondeo ego (…) una cum meis heredibus hac pro heredibus conponere tibi (…) penam argentum soledos duocentos (…). Petruswriter, witness, notary notariusnotary scrive due cartulaslibellus/precaria/emphyteusis. Actum Lucadomus, mother churches, bishops.
Sottoscrivono come testimoniwitness: Lambertowitness, Teudalduswitness, Rumualduswitness, Stefanuswitness, Fraolmiwitness, Ghiselfridiwitness, notary, scabini notariusnotary et schabinusscabini, Ghisolfowitness.

Keywords: baptismal churches, bishops, domus, libellus/precaria/emphyteusis, mother churches, notary, scabini, witness.

Editions and document summaries: MDL, 5/2, n. 980, pp. 605-606; ChLA, 86, n. 23, pp. 82-85

Bibliography: Tomei 2019a, pp. 140-141

Links: Per il Breve de feora, l'inventario dei beneficia concessi da Gherardo I, vd. ChLA, 117, n. 17, pp. 94-107. Per il placito fiorentino del marzo 897, si veda la scheda al seguente link: https://fiscus.unibo.it/en/documents/doc505.html

Commentary

Sottoscrizioni autografe: Cunimundo (livellario), Lamberto, Teudaldus, Rumualdus, Stefanus, Fraolmi, Ghiselfridi notarius et schabinus, Ghisolfo, Petrus notarius (scrittore). Sul verso della pergamena si leggono varie note tergali: in basso a destra, di mano del secolo X (leggibile con l'ausilio della lampada di Wood): L(ibellum) <spazio bianco di ca. cm. 2,5, nel quale una mano del secolo XII aggiunge Cunimundi> in Flab <spazio bianco di ca. cm. 1>alli <spazio bianco di ca. cm. 5> que d(icitu)r Ar/cari; al centro (sempre leggibile con lampada di Wood) un'altra nota del secolo X: Libello da Chuni <spazio bianco di ca. cm. 3, nel quale s'individua la dilavatura delle lettere mundo>mundo; in basso in centro, infine, di mano del secolo XIII: L(ibellum). S(olidi) VIII a Cun <spazio bianco di ca. cm. 1,5>imu(n)do. D(e) t(er)ris (et) casis / in Ilice.

Questo è il primo documento che lega il gruppo parentale dei Cunimundinghi a beni posti nel territorio di Pieve a Elici (Massarosa) e Fibbialla Archaria (Camaiore), sulle colline che costeggiavano il lago di Massaciuccoli. Si tratta di fuochi patrimoniali che resteranno nell'orbita familiare anche nel secolo successivo. Nell'occasione vediamo come Cunimundo III, a capo del gruppo, si impegni a consolidare tramite concessioni livellarie il possesso di dipendenze vescovili, che presumibilmente deteneva già in beneficium (vd. link sopra). Questo meccanismo di sovrapposizione tra concessione a livello e beneficium costituiva un importante strumento di "alienazione larvata" di terre ecclesiastiche e portava al graduale deterioramento del patrimonio vescovile, vd. Tomei 2012, pp. 583-587. Tale concessione fu perciò contestata dal successore di Gherardo I sulla cattedra episcopale lucchese, Pietro II che, nel placito fiorentino del marzo 897, chiamò in giudizio Cunimundo e riottenne il possesso dei beni. Dopo il giudizio però i rapporti di Cunimundo III con il nuovo vescovo e con il marchese Adalberto II non si deteriorarono e con ogni probabilità egli riuscì a ottenere un secondo beneficium da Pietro II. Sulla vicenda si veda Tomei 2019a, pp. 140-144. Si noti, inoltre, la presenza, tra i testimoni che sottoscrivono il documento, di Fraolmi I dei Figli di Huscit e di Lamberto I dei Figli di Rodilando, entrambi esponenti di gruppi parentali appartenenti all'élite diocesana lucchese in fase di intenso rafforzamento patrimoniale. Tale rafforzamento derivava dal loro inserimento nella clientela marchionale e dal coinvolgimento in una vasta opera di redistribuzione clientelare di risorse fondiarie che vedeva l'episcopio in posizione di intermediario. La compresenza di questi personaggi - oltre che di Ghiselfridi notaio e scabino, fratello di Pietro II e altra personalità di spicco della Lucca del tempo - è fatto che si ripete più volte nelle carte lucchesi e va sicuramente legato all'eminenza sociale degli intervenuti e ai comuni interessi tra le famiglie. Per una breve analisi delle comprensenze relativa al caso, specifico e limitato, della chiesa di San Frediano di Lucca, utilizzata come una sorta di "riserva fiscale" in queste logiche clientelari, vd. Viti 2020, pp. 234-237.