Title: Lucca, Archivio Storico Diocesano, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, + + S 24
Document number: 3332
Author(s): Mattia Viti (file creation on 2022-02-08); Mattia Viti (last change on 2022-02-08)
Record source: Original document
Document type: Libellus/precaria/emphyteusis
Document tradition: Original
Fiscal property: Uncertain
Date: 890 January 10
Topical date: Lucca
Dating elements: Secondo anno dalla morte di Carlo il
Grosso
Keywords: bishops, cities, confinia, domus, libellus/precaria/emphyteusis, monasteries, mother churches, notary, roads, witness.
Editions and document summaries: MDL, 5/2, n. 967, p. 597; ChLA, 86, n. 9, pp. 38-39
Bibliography: Belli Barsali 1973, pp. 494-495 e Appendice III, fig. 7; Schneider 1975, p. 225 nota 29; Tomei 2012, p. 597 nota 105.
Commentary
Sottoscrizioni autografe: Ghisolfo, Fraolmi, Ermifridi, Teudaldus, Boniprandus, Petrus notarius (scrittore). Sottoscrizioni con Signa: Benedicto (livellario). Teudaldus e Bomiprandus, qui attestati per la prima volta, vergano corsive nuove di modesto livello, con andamento ondulato o discendente e scarsi legamenti. Sul verso della pergamena si possono leggere due note tergali: in basso a sinistra la nota el rogatario: Libello da Bene<spazio bianco di ca. cm. 7>dicto; con l'ausilio della lampada di Wood, di mano del secolo XII: L(ibellum) unius casę in Luca / loco Fisila. Fisila era una zona centrale della Lucca altomedievale, presso cui si trovava la curtis regia. Si tratta di un toponimo parlante dato che presso le corti e le abbazie regie longobarde pisele/pensile era, infatti, il luogo dove lavoravano le ancelle specializzate nella tessitura e nel ricamo delle vesti, dei paramenti e degli addobbi sacri. Nell'area, inoltre, si concentravano le attività artigianali e vi si teneva un mercato. Di fatto, approfittando della presenza della corte e della vicina zecca, Fisila si configurava come un vero e proprio "quartiere artigianale e commerciale", vd. Tomei 2020, pp. 29-31.
Nello stesso giorno, così come viene detto anche nel documento, il vescovo Gherardo concesse una casa appartenente all'episcopio di San Martino a Gottifridi qd. Gottidei, vd. scheda seguente. Risale allo Schneider (vd. Bibliografia) l'errata identificazione del Teudilascius qui menzionato come proprietario confinante con l'arcidiacono della chiesa lucchese, poi divenuto vescovo di Luni. Probabile che si tratti del nipote, il Cunimundingo Teudilascio II (figlio di suo fratello, Cunimundo II) o di altri omonimi, tra i quali si può annoverare Teudilascio da Movisolaccio, a cui è attribuibile il Beneficio Theudelascii registrato nel Breve de feora. Per la genealogia dei Cunimundinghi, vd. Tomei 2019a, pp. 458-459; per Teudilascio da Movisolaccio, vd., ivi, p. 140.