Title: Mantova, Archivio di Stato, Cimeli, n. 102 (già: Milano, Archivio di Stato, Diplomatico, Pergamene per fondi, Mantova, San Benedetto di Polirone, cart. 205)
Document number: 5116
Author(s): Beatrice Ferretti (file creation on 2022-04-29); Beatrice Ferretti (last change on 2022-04-29)
Record source: Critical edition
Document type: Judicial breve
Document tradition: Original
Fiscal property:
Provenance: Sanctus Benedictus inter Padum et Lironem; monasterium (San Benedetto Po; Mantova)
Date: 1126 July 29
Topical date: Sustinente (Mantova)
Keywords: abbots, arimannus, boundary disputes, canals, cereals, child of, city assembly, consules, forests, lakes, landed possessions, monasteries, notary, priests, rivers, roads, sibling in law of, urban communities, villas, witness, writer.
Editions and document summaries: CDP II n. 1, pp. 1-3.
Bibliography: Castagnetti 1986; Castagnetti 1987.
Commentary
Il documento in questione è molto importante per la storia del comune di Mantova: costituisce la prima menzione di consules cittadini, tradizionalmente spia dell’esistenza della prima organizzazione comunale. Ma anche un altro termine presente nel testo ha meritato l’attenzione degli storici: arimanni. Prendendo le mosse da I liberi del re di Tabacco, Castagnetti ha approfondito il caso degli arimanni mantovani, menzionati in poche, ma significative occasioni. Il termine compare essenzialmente in una serie di diplomi, traditi da un cartulario del comune mantovano e indirizzati appunto agli arimanni mantovani, della città e del contado. La mancanza degli originali suscita il sospetto di varie interpolazioni, ma sia Tabacco sia Castagnetti ne riconoscono la complessiva attendibilità (con le cautele del caso). Il primo diploma è del 1014 ed è concesso da Enrico II (MGH DD H II n. 278, pp. 328-329 - Ravenna, 1014); i successivi sono sostanzialmente conferme (MGH DD H III n. 356, pp. 483-484 - Guastalla, 1055 novembre 3; MGH DD H IV n. 421, pp. 563-564 - 1091; MGH DD L III n. 51, pp. 82-83 - Mantova, 1133 luglio 20; MGH DD F I/2 n. 263, pp. 69-70 - Luzzara, 1159 marzo 21). La serie di diplomi imperiali comprende anche un diploma ‘marchionale’, quello concesso da Matilde e dal secondo marito Guelfo di Baviera nel 1090, in uno dei momenti di massima tensione tra Enrico IV e il Papato sostenuto dai Canossa (MGH DD Mt n. 43, 139-141 - Mantova, 1090 giugno 27). La Grancontessa vi dispone la restituzione dei beni comuni degli arimanni, gli stessi indicati dal diploma del 1014, evidentemente usurpati dai Canossa. Nonostante il dettato dei documenti sia spesso simile, l’analisi di Castagnetti mette in luce come nel 1159 la qualifica di arimanni riguardi ormai i soli cittadini, in difformità con quanto osservato nel resto del Regnum, e anche in Romania, dove il termine è riservato ad abitanti del contado. Questa specificità del caso mantovano emerge anche nel documento in questione: qui gli arimanni corrispondono alla cittadinanza organizzata e rappresentata da un’assemblea, cittadinanza per la quale il controllo di beni comuni era elemento identificativo e aggregante. Castagnetti aggiunge che “Forse in esso [il documento in questione] la comparsa ripetuta della qualifica di arimanni è sollecitata dalla singolarità della vicenda connessa all’oggetto della lite, che era costituito da terre in Sustinente, una delle località nelle quali erano situati prima del 1014 i beni comuni degli arimanni della città e del contado, restituiti dai Canossa nel 1090 ai soli cittadini, e la cui detenzione e gestione avevano contribuito, fra altri aspetti, all’affermazione di una coscienza cittadina prima, di una autonomia poi.” (Castagnetti 1987, p. 189).